Negli ultimi tempi, abbiamo assistito a grandi campagne pubblicitarie capaci di suscitare emozioni fortissime. Un esempio su tutti? La recente operazione di LEGO, che ha celebrato il suo 90° anniversario con un’operazione di rebranding spettacolare. Con spot che toccano le corde della nostalgia e dell'innovazione, LEGO ci ricorda come il potere delle emozioni sia il cuore della sua storia e del suo successo. Ma non è l'unica azienda a farlo: sempre più marchi puntano sull’emotività per creare legami profondi con il loro pubblico. Che si tratti di farci ridere o commuovere, gli spot che toccano le nostre emozioni rimangono impressi e, soprattutto, ci spingono all’azione. Questo accade perché le emozioni, più di quanto immaginiamo, influenzano il nostro modo di vedere e di scegliere.
1. Le Emozioni guidano le nostre scelte, più di quanto pensiamo
Se mi fermo a riflettere, gran parte delle mie decisioni quotidiane sono guidate dalle emozioni. Quando scelgo un prodotto, non è solo una questione di prezzo o qualità: c'è qualcosa di più profondo, quasi istintivo. Gli spot pubblicitari che fanno leva sulle emozioni sono quelli che restano impressi, e non è un caso. C’è una ragione se una pubblicità riesce a far riemergere ricordi d’infanzia o a farmi pensare a una persona speciale. Nella mia esperienza personale, molti acquisti che ho fatto erano più legati a come mi sentivo in quel momento, piuttosto che a una valutazione razionale. È un legame invisibile ma potente: vedo uno spot, provo una sensazione e, quasi senza rendermene conto, associo quel prodotto a quell’emozione. Per questo tanti brand investono in pubblicità emozionale. Quando un’azienda riesce a farmi sentire bene, è più probabile che io scelga i suoi prodotti anche in futuro.
Se ripenso alla nuova pubblicità di LEGO per il suo 90° anniversario, mi rendo conto di come sia riuscita a toccare corde molto intime. Rivedere i mattoncini LEGO in un contesto moderno, ma con richiami alla mia infanzia, ha risvegliato sensazioni che avevo dimenticato. Non si tratta solo di giocattoli: quello spot ha riportato alla mente momenti vissuti, ore trascorse a costruire, immaginare e creare. Non è un caso che lo spot abbia avuto così tanto successo. Come molte pubblicità emozionali, punta a creare un ponte tra passato e presente, sfruttando la nostalgia come leva psicologica per rendere il brand ancora più vicino.
2. Quando ridere ci Avvicina a un Brand: il potere nascosto dell’umorismo
È vero, ricordo meglio i momenti in cui ho riso. L’umorismo, quando utilizzato nel modo giusto, è una delle armi più potenti nel marketing. Mi fa sentire leggera, mi distrae dalle preoccupazioni quotidiane e, soprattutto, crea un legame immediato con il brand. Ma non basta una battuta qualunque: l'umorismo deve essere autentico e in linea con il messaggio che il marchio vuole trasmettere. Penso agli spot di aziende come Ikea, Skoda o Heiniken che spesso usano un umorismo sottile e intelligente per far sorridere senza essere banali. Questi spot funzionano perché non sono forzati: mi fanno ridere, ma comunicano anche valori come la semplicità e la praticità. Ho notato che quando un brand riesce a farmi ridere, lo sento più vicino, come se dicesse: "Capisco chi sei, so cosa ti fa sorridere";. Ed è qui che scatta la magia: l'idea di comprare da loro diventa spontanea, quasi naturale.
3. Lacrime e Ricordi: perché gli spot più commoventi restano nel cuore
Poi ci sono quegli spot che ti spezzano il cuore, ma in senso buono. Non accade spesso, ma quando uno spot riesce a commuovermi, non lo dimentico. Gli spot emozionanti, quelli che raccontano storie di vita, d’amore, di famiglia, riescono a colpirmi perché toccano temi universali, che parlano di me, delle mie esperienze. Un esempio che mi viene in mente sono le campagne natalizie di John Lewis: ogni anno riescono a farmi emozionare, non tanto per il prodotto in sé, ma per la storia che raccontano. Sono storie che risvegliano l’importanza degli affetti, dei legami, di quei momenti che tutti abbiamo vissuto almeno una volta. Questi spot non puntano solo a vendere, ma a creare un impatto emotivo profondo che resta impresso nella memoria. Personalmente, ho sempre trovato che questi spot siano i più potenti. Perché? Perché mi ricordano che dietro ogni prodotto c'è una storia, e dietro ogni storia ci sono persone. E alla fine, quello spot ha fatto molto di più che attirare la mia attenzione: ha creato un legame emotivo, che non svanisce facilmente.
Conclusione
Le pubblicità più efficaci non sono quelle che cercano solo di vendermi qualcosa, ma quelle che riescono a farmi provare qualcosa. Che mi facciano ridere o piangere, sono quelle emozioni che creano una connessione duratura tra me e il brand. Forse è proprio questo il segreto del marketing moderno: parlare al cuore delle persone, perché è lì che nascono le decisioni più autentiche. Ripensando agli spot che mi hanno fatto ridere o commuovere, in realtà mi accorgo che riflettono molto su di me, sulle mie esperienze e sui miei sentimenti. Ed è per questo che quei messaggi restano: perché mi ricordano chi sono. Quindi, la prossima volta che uno spot ti fa ridere o piangere, fermati un attimo e chiediti: "Perché mi sta toccando così tanto?". Forse, troverai risposte sorprendenti.